I lavoratori della Giustizia di Salerno...

Salerno -

umiliati, offesi e calpestati nella dignità in una affollatissima assemblea, tenutasi venerdì 16/02/2007, hanno detto basta e all’unanimità hanno deciso, a partire dal 01(03/2007 di attenersi scrupolosamente, nell’espletamento delle loro mansioni, a ciò che le leggi e i contratti di lavoro attribuiscono loro.Esprimono piena solidarietà ai colleghi romani del tribunale, indiziati di omessa vigilanza e custodia delle carte processuali e di grave minaccia alla privacy dei cittadini.

Esprimono sconcerto per le due distinte ispezioni, una ministeriale e l’altra del garante della privacy che stanno interessando i colleghi romani rei di essere, come tutti noi, le vittime e non gli artefici di un sistema giustizia che fa acqua da tutte le parti.

Segue estratto della comunicazione inviata ai capi degli uffici giudiziari.

La RdB P.I. ha, in tutti i modi umanamente possibili, incalzato il Ministero della Giustizia affinché portasse a soluzione alcuni dei problemi che affliggono da anni i lavoratori delle Cancellerie e Segreterie giudiziarie.Ci riferiamo in particolare all’inadeguatezza delle dotazioni organiche, alla carenza delle risorse materiali, all’inidoneità dei locali, al blocco dei trasferimenti, alla mancata progressione di carriera del personale giudiziario, il solo – tra i ministeriali – a non aver mai conseguito una legittima “promozione”.        

 

Non va dimenticato peraltro che quel  personale è lo stesso costretto a svolgere un servizio molto delicato in piena solitudine e con carichi di lavoro insopportabili, sotto la pressione di riforme ordinamentali e processuali ormai impetuose: chiunque frequenti gli uffici giudiziari conosce come quel po’ che funziona della macchina della giustizia, lo si deve alla volontà e all’abnegazione dei tanti dipendenti costretti a dare risposte spesso superiori alle proprie forze.

A fronte di tanti sacrifici cui i lavoratori giudiziari sono sottoposti, la risposta dell’Amministrazione Centrale, in perfetta sintonia con il complessivo progetto di destrutturazione della Pubblica Amministrazione e di smantellamento del servizio pubblico, è stata quella di non rispettare gli impegni sottoscritti, di operare un assoluto blocco delle assunzioni e del “turn over”, di adottare una riduzione delle piante organiche, di progettare una riorganizzazione degli uffici (Ufficio per il processo) mediante il trasferimento al personale di attività attualmente di competenza dei magistrati.

Pare insomma di capire che l’unico disegno perseguito coerentemente sia quello dello smantellamento sistematico delle strutture ignorando il doveroso rispetto dell’art. 97 della Costituzione: che, per il Ministero della Giustizia, significa fornire il supporto necessario all’esercizio della giurisdizione, alimentandone il carburante, dandogli le gambe per camminare, il tutto nel rispetto dei diritti dei lavoratori.


E’ triste constatare come avvenga invece il contrario.

Ancor più grave è poi constatare la meraviglia delle istituzioni quando gli organi di stampa denunciano episodi di degrado e di malfunzionamento degli uffici giudiziari.


Per la RdB P.I. non sono mai stati una novità: le contro-inaugurazioni dell’anno giudiziario, le iniziative di protesta, gli scioperi,  il Libro Bianco sui Mali della Giustizia unitamente a tutti i documenti e comunicati prodotti dovevano servire a forare il muro del silenzio e della colposa indifferenza sulle condizioni di lavoro del personale giudiziario.
Assistiamo invece ad una vergognosa campagna denigratoria del pubblico dipendente “fannullone” che recentemente si è abbattuta anche sui lavoratori del Tribunale di Roma, indiziati di omessa vigilanza e custodia delle carte processuali e di grave minaccia alla privacy dei cittadini.

In conseguenza di tale inchiesta giornalistica il Ministro della Giustizia ed il Garante della Privacy, per tutta risposta, hanno ordinato due distinte ispezioni.

A questo punto sentiamo il dovere di dire basta e di dare, così come i lavoratori degli Uffici giudiziari di Salerno ci hanno chiesto nella partecipatissima assemblea del 16/02/2007, una risposta forte.

Questa risposta, votata all’unanimità nell’assemblea, consisterà nella decisione che ciascun dipendente si atterrà, nell’espletamento del proprio lavoro, a quello che le leggi ed i contratti di lavoro gli attribuiscono e gli impongono: niente di più.

Comunichiamo questa decisione non a cuor leggero: siamo infatti consapevoli che ci saranno utenti che soffriranno di questo comportamento, poiché siamo a nostra volta cittadini e utenti di pubblici servizi, ma non è più possibile tamponare la situazione: il tempo si è fatto breve ed i lavoratori esigono ormai risposte chiare.