GIUSTIZIA: BLOCCO DEI CONTRATTI: E PANTALONE PAGA

Roma -

Svegliarsi una mattina e scoprire che è partito l’ennesimo attacco ai pubblici dipendenti colpevoli, nell’immaginario collettivo, di essere dei “FANNULLONI”: è ormai una moda.

A partire dal prelievo sui conti correnti del governo Amato nel 1992 non c’è più soluzione di continuità. Siamo ormai il bancomat dei vari Governi succedutisi nel tempo:

  • ti svegli una mattina e scopri che ti bloccano lo stipendio;
  • te ne svegli un’altra e ti decurtano il salario accessorio;
  • poi decidono di sbarrarti la carriera;
  • un’altra ancora non sono più sufficienti 35 anni di contributi e 57 anni di età per la pensione;
  • poi ancora devi avere quota 96 tra età e contributi;
  • un’altra ancora e i 40 anni per la pensione di anzianità vanno a farsi benedire;
  • • poi devi pagare una tassa sui risparmi investiti e che ti sei sudato in anni di lavoro;
  • • il giorno dopo non basta e aumenta anche la tassa sugli eventuali guadagni;
  • • giri per le città e scopri che tanta gente, prima benestante, dorme per la strada o nelle strutture della caritas;
  • • chiudono le fabbriche e tante famiglie sono alla fame.

Potremmo continuare all’infinito ma tutto ebbe inizio quando si decise che era necessario entrare in Europa e occorreva stringere la cinghia, in cambio dei sacrifici imposti ci sarebbero stati benefici per tutti: stipendi europei - più stato sociale - moneta al riparo dagli attacchi speculativi. Solo millanteria perché quei benefici chi li ha mai visti?

Insomma da quel dì i diritti acquisiti sono diventata carta straccia ed ogni giorno ce ne scippano uno.

E mentre noi ogni mattina ci svegliamo e troviamo una brutta sorpresa la classe politica ed i poteri forti di questo paese mantengono i loro privilegi ed ogni tentativo di modificare lo status quo si scontra con l’incostituzionalità della norma e con ostacoli insormontabili mentre i nostri diritti acquisiti, frantumati miseramente di giorno in giorno, non trovano impedimenti alcuno meno che mai da parte dei lavoratori, sfiancati, rassegnati, abulici, incapaci di reagire.

Poi è arrivata la crisi che dal 2008 ad oggi non conosce tregua e da quel giorno sentiamo dire: l’Italia sta per fallire bisogna rientrare dal debito pubblico e il solito “PANTALONE”, ancora una volta stringe la cinghia e viene ridotto alla fame. E mentre questa classe politica incompetente, impegnata più a salvare la poltrona che a risolvere i problemi della gente, porta il paese in recessione il debito pubblico piuttosto che diminuire aumenta.

Ma dove sono finiti i soldi dei nostri sacrifici?

Perché le banche continuano a prendere soldi dalla banca centrale europea e li investe in titoli piuttosto che prestarli ai cittadini e le imprese?

Chi ha messo su questo sistema speculativo che arricchisce ancora di più i ricchi, impoverisce le classi medie e ha ridotto alla fame quelle meno abbienti?

Ma che razza di mondo è mai questo? Perché tutti zitti a subire piuttosto che reagire? Perché l’ennesimo blocco degli stipendi ai ministeriali non fa incazzare più nessuno?

E se invece lo siamo perché non scendiamo tutti in piazza? Non è più tempo di piangersi addosso.

Per i lavoratori della Giustizia al danno si aggiunge la beffa della mancata progressione di carriera. Perché mentre si annunciano riforme epocali ancora nulla sul fronte della c.d. RIQUALIFICAZIONE del personale giudiziario.

Il rinnovo del Contratto è un diritto la progressione di carriera anche, basta con i sacrifici.

L’autunno si preannuncia caldo anzi è già caldissimo scendiamo in piazza, agitiamo il conflitto:

CON LA USB SI PUO’