COVID19: DPCM 11marzo – Direttiva del 16.03.2020 a firma congiunta dei Direttori Generali del Personale dei Dipartimenti. Come scaricare sui dipendenti la responsabilità della salute sul posto di lavoro.

Roma -

La USB P.I. – Giustizia, dopo numerose note in cui ha sollecitato questa Amministrazione ad ottemperare con urgenza alle nuove disposizioni normative contenute nel DPCM dell’11 marzo 2020, si trova a criticare con forza l’ultima direttiva emessa recante “ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica”. L’Amministrazione ha impiegato “solo” 5 giorni (SIC?) per emanare una direttiva che ancora una volta scarica sui dipendenti la responsabilità della salvaguardia della salute sui posti di lavoro: “mentre il medico studia il malato muore!”. Nella situazione di emergenza che il paese sta attraversando e che richiede misure eccezionali per contenere il contagio, la giustizia ancora una volta fa la parte della lumaca.

L’incubo che stiamo vivendo in questi giorni è centuplicato dalla incapacità dell’Amministrazione di dare delle direttive chiare ed univoche, valide su tutto il territorio nazionale. I lavoratori chiamano dagli Uffici più disparati del paese nel panico più totale, persino dagli Uffici considerati sin dall’inizio “Zona Rossa”. Ma c’è qualcuno capace, in questo Ministero, di assumersi le sue responsabilità?

Basterebbe equiparare i servizi indifferibili ai servizi pubblici essenziali da garantire in caso di sciopero sanciti nella legge 146 del 1990. I capi degli Uffici, nella loro qualità di magistrati, non dovrebbero interpretare i DPCM, li dovrebbero solo applicare e basta. Negli stessi DPCM è stato ribadito più volte che è prioritario evitare la diffusione del contagio, pertanto le amministrazioni devono favorire, con ogni mezzo possibile ed in deroga alle normative vigenti, il lavoro agile per le attività ordinarie e anche per i servizi indifferibili che non richiedono la presenza in ufficio. Tutto ciò è stato confermato con chiarezza anche nella direttiva n.2/2020 del Ministro della Funzione Pubblica.

Sin dall’inizio dell’epidemia la USB P.I. – Giustizia ha più volte sollecitato codesta Amministrazione a varare una direttiva chiara che oggi avrebbe evitato il caos che regna sovrano negli uffici.

Nella direttiva in oggetto, da una parte l’amministrazione sembra sollecitare a promuovere e incentivare l’utilizzo del lavoro agile, dall’altra si preoccupa di discolparsi per la moltitudine delle tipologie di attività che non lo permettono, per cui in tutti questi casi, noi diciamo la maggioranza vista l’ignavia, saranno incentivati l’utilizzo delle ferie, dei riposi compensativi, altri tipi di congedo o peggio ancora il ricorso ad altre forme di orario flessibile, con previsione di recupero, così come stanno già richiedendo in tanti uffici. Avremmo gradito che nella stessa direttiva si imponesse ai capi degli uffici di garantire i dispositivi di protezione individuale per i lavoratori, visto che ancora oggi, in moltissime strutture le condizioni igienico-sanitarie adottate sono marcatamente insufficienti: la sanificazione degli ambienti viene effettuata senza periodicità o è completamente assente, ai dipendenti non vengono fornite mascherine o dispositivi per limitare la diffusione del contagio, ai primi detergenti distribuiti non ne sono seguiti di nuovi e i pochi dispenser messi a disposizione sono vuoti.

Questa Organizzazione Sindacale sa per certo che è sistematicamente violata la normativa sulla salute dei lavoratori, il cui obbligo di applicazione è in capo al datore di lavoro il quale ora più che mai dovrebbe adottare ogni misura necessaria per tutelarla.

Nonostante l’urgenza e stante le “insufficienti” indicazioni piovute dai vertici amministrativi, i lavoratori devono ancora attendere che i capi ufficio decidano quali siano le attività da considerarsi indifferibili, i dirigenti quali dipendenti debbano necessariamente recarsi in ufficio per svolgere tali attività e quali progetti debbano essere individuati per giustificare l’assenza fisica dall’ufficio. Una domanda sorge spontanea: le attività indifferibili valgono per una città e potrebbero non valere per un’altra? Non risulta a questa O.S. che in caso di sciopero i servizi essenziali varino da posto di lavoro a posto di lavoro.

La USB P.I. – Giustizia non può tollerare ulteriormente che, laddove qualche dirigente dotato di poca fantasia non riesca a giustificare con dei progetti validi l’adozione del lavoro agile, venga scaricato totalmente sul dipendente la tutela della propria salute e quella di tutti i cittadini e che lo stesso debba utilizzare istituti messi a disposizione dal CCNL per provvedere ad esigenze personali o peggio ancora al recupero psico-fisico nell’arco dell’anno.

E’ inaccettabile che esistano figli e figliastri, mentre i magistrati sono tutelati a 360 gradi. Questa O.S. suggerisce che l’amministrazione faccia una ricognizione circa l’esatta applicazione di quanto previsto dalla direttiva n. 2/2020 del Ministro della Funzione Pubblica laddove asserisce che va salvaguardata prioritariamente la presenza del personale di qualifica dirigenziale in ragione del suo ruolo di coordinamento.

La USB P.I. – Giustizia auspica che l’amministrazione intervenga tempestivamente, sia per agevolare il lavoro agile nella forma più ampia possibile, sia nel garantire i dispositivi idonei alla salvaguardia dei lavoratori presenti negli uffici, avvertendo sin da ora che non indugerà a procedere, anche per le vie legali, qualora le richieste di cui sopra non troveranno soluzione o peggio ancora si dovessero accertare casi di contagio imputabili a colpa dell’amministrazione.