GIUSTIZIA/ LI GOTTI: CON CRISI ANNULLATA UNA STAGIONE DI RIFORME

L'onorevole Li Gotti si rammarica della crisi e delle mancate riforme, peccato che la crisi è frutto della logica politica di Mastella, suo Ministro della Giustizia.

E dopo 18 mesi di governo il bilancio al Ministero è negativo, basta solo ricordare l'aumento abnorme dei carichi di lavoro negli uffici, la fatiscenza delle strutture e a quasi un anno dalla sottoscrizione dell'accordo sulla mobilità, nessuna persona si è mossa ancora dal proprio posto di lavoro.

Per non parlare della riqualificazione.

 

La RdB oltre a non condividere nel merito il disegno di legge sull'ufficio del processo in cui si prevedeva la fantomatica riqualificazione, non ha condiviso questo metodo, che di fatto ha espropriato i lavoratori e sindacati del negoziato, e ha lasciato alla politica, a questa politica, i compiti di risolvere i mali della giustizia e dei lavoratori.

Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Di seguito riportiamo il comunicato stampa dell'On. Li Gotti.

 

Roma -

  - "La crisi di governo è destinata ad annullare la stagione di riforme nella giustizia". A dirlo è il sottosegretario alla Giustizia Luigi Li Gotti, che sottolinea come quello passato sia stato "un anno e mezzo di lavoro sprecato". "Con profonda amarezza - lamenta il sottosegretario - dovremo rinunciare al grande lavoro impostato, alla soluzione dei problemi del personale dell'amministrazione, al programma di assunzione di 2.800 lavoratori nel biennio 2008-2009, alla riforma per l'istituzione dell'Ufficio per il processo, alle modifiche del codice di procedura civile e penale. Tutte queste riforme ed interventi - continua Li Gotti - erano all'esame del Parlamento". "Purtroppo - è la considerazione del rappresentante di governo uscente - la logica dei tempi dell'agenda politica ancora una volta non coincide con i tempi dell'agenda dei diritti dei cittadini e dei lavoratori". "E' profondamente ingiusto - conclude Li Gotti - che i 42.000 lavoratori della Giustizia siano condannati a subire l'ulteriore negazione dei loro diritti, dopo oltre otto anni di attesa e quando il traguardo era in vista".