[GIUSTIZIA] COVID19: Amministrazione dove sei?

La USB ha inviato una lettera al ministro sulla situazione disomogenea che si sta verificando negli uffici giudiziari a seguito della pandemia COVID-19.

Roma -

Al Ministro della Giustizia

Avv. Alfonso Bonafede

Al Sottosegretario Alla Giustizia

On. Vittorio Ferraresi

e p.c. Al Capo Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria

Dott.ssa Barbara Fabbrini

Al Direttore Generale del Personale e della Formazione

Dott. Alessandro Leopizzi

ROMA

Oggetto: COVID 19: Amministrazione dove sei?

La USB P.I. – Giustizia, a seguito dei numerosi provvedimenti messi in atto dal Governo per contrastare l’epidemia in atto, chiede da giorni un intervento del Ministro per mettere un po’ di ordine nel caos che regna sovrano tra il personale lasciato in balia di sé stesso e un incontro in call conference con l’Amministrazione per fare il punto della situazione negli uffici giudiziari e neglialtri dipartimenti.

Questa O.S. vi chiede, se ci siete, di battere un colpo.

Solo pochi giorni fa, il Capo del Governo ha dichiarato che è il momento della Responsabilità: “tempo purtroppo non ce n’è. I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e anche, ahimè, delle persone decedute”. ….. Se la salute pubblica è un bene che è messo a repentaglio, noi siamo costretti a imporre dei sacrifici. È per questo che sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione “Io resto a casa”……. Credetemi, non è facile: sono pienamente consapevole della responsabilità e della gravità di queste misure, ma sono costretto a intervenire in modo ancora più deciso per proteggere tutti noi e soprattutto le persone più fragili e più vulnerabili….. La decisione giusta, oggi, è di restare a casa. Il futuro nostro e dell’Italia è nellenostre mani e queste mani devono essere mani responsabili, oggi più che mai. Ognuno deve fare la propria parte»”.

Proprio perché ognuno deve fare la propria parte, questa O.S. chiede a chi gestisce la cosa pubblica di assumersi le proprie responsabilità in un momento così delicato per il Paese

L’emergenza inaspettata richiede, soprattutto per coloro i quali si trovino a capo di una collettività, di mantenere i nervi saldi anche in situazioni di pericolo, e di non eclissarsi come purtroppo sta succedendo in questo periodo al Ministero della Giustizia. In questo periodo, appare in tutta la sua sconcertante dimensione l’inefficienza dell’amministrazione i cui effetti, però, stanno ricadendo sui suoi dipendenti, questa volta più di altre, lasciati soli a fronteggiare una pandemia e i suoi devastanti effetti sulla salute.

La USB P.I. – Giustizia vi chiede e si chiede se i vari provvedimenti adottati alla “volemoci bene” in tutti gli uffici sparsi sul territorio, in tutti i dipartimenti, garantiscano la salute dei lavoratori, se siete consapevoli che qualsiasi cosa accadrà (speriamo mai e per nessuno) sarà responsabilità di capi ufficio poco accorti o peggio incapaci. State certi che se mai ciò dovesse accadere questa O.S. non si tirerà indietro e ne chiederà conto.

Fateci sapere come pensate di garantire e intervenire, così come richiesto dal Capo del Governo, per proteggere soprattutto le persone più fragili e più vulnerabili, perché sui posti di lavoro chi dovrebbe tutelare i lavoratori se ne infischia o peggio, nel dubbio di sbagliare, nonagisce proprio.

Come pensate di salvaguardare la salute pubblica e quella dei vostri dipendenti se non adottate misure idonee a garantire l’# “Io resto a casa”? Non basta inserire sul sito del Ministero della Giustizia a caratteri cubitali: “DOG, adottate le linee guida per modalità di lavoro agile e flessibilità”, se poi negli uffici giudiziari non vengonoapplicati o meglio lo sono a macchia di leopardo.

Il Dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria (DOG) ha adottato, per il personale dell’Amministrazione giudiziaria, linee guida finalizzate allo svolgimento dell’attività lavorativa con l’obiettivo del contenimento del contagio da coronavirus, tali interventi dovrebbero essere diretti in primo luogo a favorire l’adozione delle tipologie di ‘lavoro agile’ mediante la predisposizione – a cura della Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (DGSIA) – dell’accesso remoto ai servizi amministrativi e di cancelleria: le disposizioni riguardano in particolare gli adempimenti relativi al protocollo documentale, alla gestione della contabilità e alle spese di giustizia. In aggiunta allo smart working, il DOG indica gli altri strumenti a disposizione per limitare la presenza negli uffici: altre modalità di lavoro flessibile – come il telelavoro – e le forme di flessibilità oraria e di turnazione già previste dalle norme contrattuali in

vigore.

Ulteriori disposizioni regolano la mobilità dei dipendenti “pendolari”, soggetta alle restrizioni previste dal Dpcm 8 marzo 2020 e integrate dal Dpcm 9 marzo 2020, nonché la disciplina degli accessi da parte dell’utenza esterna. Nel documento vengono richiamate le necessarie cautele per evitare il sovraffollamento degli ambienti di lavoro e le disposizioni in materia di ricevimento del pubblico, con il contingentamento degli accessi e la riduzione degli orari di apertura. In sostanza tante belle parole, ma pochi fatti visto che tali misure sono insufficienti, parziali e non c’è una linea comune per tutelare i dipendenti in tutti gli uffici. E’ sconcertante appurare come nella nostra amministrazione si arrivi, nei fatti, sempre in ritardo su tutto e che l’applicazione dei decreti legge avvenga alla “bene e meglio”.

L’incapacità di prendere celeri decisioni ha come prova la procedura semplificata dello smart working, prevista dal DPCM del 1° marzo 2020 (ulteriori disposizioni attuative del DL 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19), partita in tutte le altre amministrazioni, e da noi rimasta lettera morta, appesa tra moduli che cambiano di giorno in giorno, richiesta di smart card, connessioni varie e addirittura progetti da fare a casa giustificati dai dipendenti. Neanche quanto indicato nelle linee guida dettate il 10 marzo 2020 dal Capo Dipartimento sullo svolgimento dell’attività lavorativa del personale giudiziario al fine di attuare le misure di contenimento del contagio da COVID – 19 è stato messo in pratica in moltissimi uffici.

Un’amministrazione la quale ha vantato, in tempi non sospetti, passi da gigante sulla digitalizzazione e sulle nuove tecnologie, disponendo anche di una Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati, non può perdersi nei meandri della burocrazia, per non dire dell’incapacità. Ci aspettavamo che oggi, a seguito dell’ultimo DPCM del’11.03.2020, fosse stato finalmente chiarito che la modalità di lavoro ordinaria fosse diventata il lavoro agile da casa, ma anche qui ci siamo sbagliati. Ancora una volta questa amministrazione è riuscita a stupirci. Nessuna indicazione in merito da parte dei vertici e una marca in balia delle onde, dove ognuno si sente nel diritto di interpretare le norme a proprio modo. La barca affonda e anche per la Giustizia, come fu per la Concordia, i primi a mettersi in salvo sono stati i comandanti, i nostri Schettino, che hanno abbandonato l’equipaggio al loro misero destino.

La USB P.I. – Giustizia, fatte le debite considerazioni, chiede all’amministrazione, se presente, di battere un colpo e di indire una riunione immediata in call conference per decidere insieme i temi da attuare nell’immediato, fermo restando la richiesta rappresentata dall’esecutivo nazionale USB P.I. al governo della necessità di chiudere gli Uffici Pubblici, per tutelare i lavoratori della giustizia e per evitare conseguenze dannose per tutti.

In attesa di un sollecito e necessario riscontro si porgono cordiali saluti.