INCONTRO ALL’ARAN SU CLASSIFICAZIONE FUNZIONI CENTRALI SI FA SUL SERIO, MA SIAMO SOLO ALL’INIZIO
Ieri mattina all’Aran si è tenuto un nuovo incontro della Commissione per la revisione dei sistemi di classificazione del Comparto Funzioni Centrali. L’Agenzia ha presentato un primo documento utile ad avviare la discussione nel merito dei problemi che gli attuali ordinamenti presentano rispetto ad un’organizzazione del lavoro che negli ultimi decenni ha subito notevoli modifiche. La proposta dell’Aran presenta un impianto simile a quello attuale con tre distinte aree definite “di supporto”, “operativa” e “direttiva-specialistica”. Il documento non affronta il tema dei passaggi di area ma si sofferma esclusivamente sulle progressioni economiche all’interno delle singole aree e sulle posizioni organizzative.
L’Aran propone procedure più snelle e meno formali sia per le progressioni economiche che per l’assegnazione delle posizioni organizzative, sostenendo che in tal modo sia più facile premiare le capacità ed il merito. L’Agenzia propone inoltre di estendere gli incarichi di responsabilità alla seconda area e di valutare la possibilità che, senza oneri aggiuntivi, alle posizioni organizzative e agli incarichi di responsabilità siano destinate risorse da parte dell’amministrazione evitando di gravare sui fondi destinati alla contrattazione integrativa.
Abbiamo colto con favore quest’ultima riflessione del documento dell’Aran perché va esattamente nella direzione da noi voluta e proposta da tempo: far finanziare alle amministrazioni il costo delle posizioni organizzative e degli incarichi direttivi in quanto rappresenta un onere collegato all’organizzazione del lavoro, sgravando così i fondi di tale spesa. Nello stesso tempo evidenziamo che la proposta di estendere gli incarichi di responsabilità alla II area o area B non è la soluzione. Occorre invece formulare una proposta che offra una prospettiva di crescita professionale a tutti i lavoratori inquadrati nella I e II area o aree A e B.
Per questo nel nostro intervento abbiamo sottolineato ancora una volta che la priorità della USB è risolvere il problema del mansionismo e per farlo riteniamo che l’area unica, nella quale far confluire il personale attualmente collocato nelle tre distinte aree A-B-C o I, II e III, prevedendo solo per l’accesso dall’esterno due distinti livelli economici per diplomati e per laureati, sia la soluzione migliore, perché in tal modo si dà a tutti la possibilità di percorrere l’intera carriera senza barriere legate al titolo di studio o ai vincoli normativi che limitano il numero di passaggi da un’area all’altra.
Certamente non ci sfugge che l’art. 52, comma 1bis, del D. Lgs. 165/2001 preveda che il personale della pubblica amministrazione, ad eccezione dei dirigenti, sia collocato in almeno tre distinte aree. Per questo abbiamo costruito una proposta che oltre all’area unica prevede altre due aree anche se non necessariamente gerarchicamente sovrapponibili.
Abbiamo inoltre posto come tema da portare alla discussione collettiva sul nuovo sistema di classificazione la giusta collocazione dei professionisti diplomati, dal momento che il personale tecnico almeno in alcune amministrazioni assume responsabilità professionali in tutto assimilabili a quelle dei professionisti laureati senza alcun riconoscimento formale.
Infine, alla richiesta dell’Aran di maggiore flessibilità nell’attribuzione delle progressioni economiche e delle posizioni organizzative, abbiamo contrapposto la nostra esigenza di assicurare modalità selettive oggettive e trasparenti, per scongiurare il prevalere di logiche clientelari e giudizi discrezionali. Troppo spesso dietro “procedure estremamente semplificate” si è nascosta nelle singole amministrazioni la volontà di avere mani libere nell’attribuzione di incarichi in via fiduciaria.
Per quanto riguarda le progressioni economiche ribadiamo che, a nostro avviso, tale istituto non deve rispondere a logiche premiali ma, al contrario, deve consentire la valorizzazione di tutte le professionalità.
Siamo solo all’inizio ed il percorso per arrivare ad una proposta condivisa sarà lungo e probabilmente difficile, ma abbiamo il dovere e l’opportunità di provarci, nell’interesse di migliaia di lavoratrici e lavoratori che aspettano da quella Commissione una possibilità che oggi le norme di legge e contrattuali negano