INTERVISTA A CORSERA DI PINA TODISCO

«Già ai tempi del Vajont finivo le udienze di notte Gli straordinari? 350 lire»

Pina Todisco è cancelliera da 33 anni. Lavora a Roma ma i primi 12 anni di attività li ha svolti a Pordenone. Sotto uno dei paesini devastati dal disastro del Vajont

di Lavinia Di Gianvito

 

Roma -

 

ROMA — «A Pordenone, quando c'era un processo importante come quello per il disastro del Vajont, le udienze finivano alle otto, alle dieci, all'una di notte. A quei tempi, alla fine anni '70, gli straordinari venivano pagati 350 lire all'ora. Ma i soldi non c'erano, quindi non me li davano. Alla fine ebbi 40 giorni di ferie. Per me che ero di Vico Equense, vicino a Salerno, fu una festa».

Pina Todisco, cancelliera da 33 anni, i primi 12 a Pordenone, poi nella capitale, è un'impiegata delusa: «A Roma era un manicomio, come oggi. Una delle nostre funzioni è controllare che nessuno metta le mani nei fascicoli, ma non è possibile. E dovremmo anche redigere i verbali delle udienze, ma al civile non ce la facciamo. Ci pensano gli avvocati, da soli: interrogano i testimoni in piedi nei corridoi e scrivono».

Dopo più di tre decenni, con un diploma di ragioneria, Todisco guadagna 1.500 euro netti al mese. Ma non è dello stipendio che si lamenta. «Io ho amato moltissimo il mio lavoro e lo amo ancora — dice —, ma oggi farei un'altra cosa. Ho combattuto per anni anche nei nostri uffici, ma ormai non ci credo più. La giustizia non funziona perché nessuno vuole che funzioni».

Sezione commerciale, separazioni e divorzi, fallimentare, pubblica amministrazione: la cancelliera, che nel frattempo è diventata è responsabile giustizia della Rdb, di uffici del tribunale di Roma ne ha girati tanti. «L'apoteosi del caos — racconta — era alla sezione commerciale, che ora non c'è più. C'era un malaffare che solo Dio lo sa, quando scoppiò lo scandalo un sacco di gente finì in galera.

In quegli anni ho lavorato con grande passione, ero molto esperta della materia, conservo ancora i libri che mi ha regalato qualche professionista del settore con la dedica: "Alla mia maestra". Il problema è che applicando sul serio le norme finisci per intralciare gli utenti, che in quel caso erano notai e commercialisti ».

Alla sezione commerciale, ricorda Todisco, «le mie multe hanno fatto incassare allo Stato decine di milioni di lire. E la ricompensa questa: non ho mai avuto una promozione, mai un corso di formazione, mai un codice. I testi me li compro da sola e non li porto nemmeno in ufficio: me li tengo a casa».

24 aprile 2008 - Corriere della Sera