LA GIUSTIZIA E … L' (IN)GIUSTO RICORSO

Roma -

         Continuano a pervenire dai lavoratori giudiziari numerosissime richieste sull’opportunità o meno di aderire a ricorsi proposti da alcuni sindacati e sulle materie più svariate.

            Prima di esprimere qualsivoglia giudizio sulle tante (forse troppe) iniziative legali proposte è doveroso ricordare che la RdB P.I.:

 - reputa assolutamente vergognoso che il personale dell’amministrazione giudiziaria sia il solo, in tutto il Comparto Ministeri, a non aver conseguito una strameritata progressione di carriera; tale circostanza ha di fatto determinato un’assurda disparità di trattamento tra dipendenti che, pur in servizio in dipartimenti diversi (giudiziario, penitenziario, minorile e archivi notarili) appartengono allo stesso Ministero della Giustizia;

- ritiene ingiusto che l’indennità di amministrazione corrisposta al personale giudiziario, a differenza di quella attribuita ai dipendenti dei restanti dipartimenti dello stesso Ministero, non sia completamente pensionabile e non venga erogata anche nelle ipotesi di assenza per malattia inferiore ai 15 giorni;

- combatte da anni ogni forma di lavoro “precario” e sostiene convintamene la definitiva stabilizzazione di tutti i dipendenti in servizio a tempo determinato nel Ministero della Giustizia; ciò nel rigoroso rispetto dei diritti (alla carriera, al trasferimento, ecc.) acquisiti dal personale già di ruolo.

             Ciò premesso è altrettanto doveroso (e corretto) spiegare che:

 - è abbastanza illusorio prospettare che attraverso un’azione legale si possa ottenere un risarcimento per il danno provocato dalla mancata riqualificazione professionale; occorre ricordare che paradossalmente i “responsabili” della mancata progressione di carriera sono stati alcuni colleghi che, attivando (pur legittimamente) una serie infinita di contenziosi, hanno poi ottenuto dal giudice ordinario e/o amministrativo la sospensione delle procedure di selezione già bandite ed avviate dall’Amministrazione Centrale;

 - è improbabile che un’Autorità Giudiziaria possa riconoscere ad altri soggetti (lavoratori giudiziari) ciò che una legge dello Stato (L.436/87) ha specificatamente attribuito ai dipendenti penitenziari e della giustizia minorile in materia di indennità di amministrazione (computo nella quota A della pensione); a nostro avviso l’unica strada praticabile è quella di richiedere ai prossimi governanti di sostenere un’analoga iniziativa legislativa con la conseguente modifica del CCNL vigente. E’ tuttavia doveroso ricordare che in ogni tornata contrattuale la RdB P.I. ha chiesto all’ARAN la perequazione e la completa pensionabilità delle indennità di amministrazione, ma la proposta è sempre passata “in cavalleria” perché ritenuta lontana dalle logiche della “compatibilità economica” di fronte alle quali  i sindacati concertativi sono da sempre pronti a piegare la schiena. E’ poi altrettanto singolare che quello che non si è voluto sostenere sui tavoli di contrattazione nazionale debba poi essere rivendicato attraverso le vertenze;

 - è impossibile che un’azione legale possa “cancellare” una legge (Finanziaria) che autorizza l’assunzione del personale a tempo determinato (ex LSU) in servizio presso il Ministero della Giustizia; è possibile invece (pur infondatamente) impugnare il relativo bando di concorso recentemente pubblicato: ma tutto ciò con quale finalità,  se non quella di indispettire circa 1600 persone che da circa 10 anni attendono la definitiva e serena stabilizzazione del loro rapporto di lavoro? Non sarà certo loro la colpa della mancata riqualificazione del personale di ruolo o della mancata pubblicazione di tutti i posti vacanti (sempre più ridotti) per il trasferimento in altre sedi.

            Ciò detto e precisato ciascuno sia libero di fare la scelta più giusta.

             La RdB P.I. l’ha già fatta: non “sponsorizzerà” alcuno dei citati ricorsi perché non intende contribuire all’ulteriore impoverimento dei lavoratori giudiziari, già mortificati da salari insufficienti, a vantaggio di soggetti senza scrupoli.

            Nel contempo, dopo le esaltanti e partecipate iniziative di protesta di Milano, Perugia, Roma, Napoli e Palermo, prosegue la campagna di mobilitazione del personale giudiziario perché il prossimo Parlamento  garantisca la tempestiva riqualificazione di tutto il personale giudiziario, la perequazione dell’indennità di amministrazione e la sua completa pensionabilità, nonché il reperimento delle risorse necessarie a favorire il migliore funzionamento dei servizi giudiziari.