MINISTERO DELLA GIUSTIZIA: AVANPOSTO DEGLI ESODATI

Roma -

Con il “decreto del fare” il Governo ha sancito il lento dissolvimento della Giustizia, ammettendo sì le gravi carenze di organico, ad oggi oltre le 8000 unità, ma non risolvendo il problema.

L’escamotage trovato è stato quello della mobilità compartimentale e cioè la possibilità che gli “esuberi” scaturiti dalla spending review ed in particolare dal Ministero della Difesa andassero a completare le gravi carenze di organico degli uffici giudiziari, attraverso procedure selettive predisposte direttamente dal Ministero della Giustizia.

Una domanda sorge spontanea: saranno le nuove leve ed i giovani ad arrivare nei tribunali e nelle procure? Certamente no, in quanto difficilmente verranno messi in mobilità lavoratori con pochi anni di anzianità; sicuramente i nuovi “esodati” saranno lavoratori che subiranno l’ennesima umiliazione di dover scegliere se accettare a tarda età una nuova realtà lavorativa o il licenziamento da parte dello Stato.

Quello che vogliamo dire, oltre ad esprimere la solidarietà di chi si vede costretto a perdere il lavoro a pochi anni dalla pensione, è che la Giustizia ha bisogno sì di assunzioni, ma di assunzioni di lavoratori giovani e motivati per poter mandare avanti una “barca” che sta inesorabilmente affondando, e non di personale amministrativo che nel momento in cui sarà adeguatamente formato dovrà necessariamente andare in pensione!

Infatti da un’analisi della Banca d’Italia 2012 il nostro Paese erode l’1% del Pil causa il malfunzionamento della Giustizia. Ora un Governo attento e lungimirante, piuttosto che chiudere migliaia di uffici giudiziari e far transitare personale in procinto di andare in pensione, dovrebbe investire sul rinnovamento attraverso nuovi concorsi ed assunzioni di lavoratori specializzati, anche in vista del processo telematico che sta cambiando le prassi lavorative.

In pratica investendo sul ricambio generazionale, oltre che creare occupazione, si recupererebbe quell’1% eroso che tradotto in moneta significa: “Miliardi”. Invece in perfetta continuità i Governi: da Prodi, Berlusconi a Letta passando per il tecnico Monti, non hanno visto al di là del proprio naso, individuando quale unica soluzione il taglio. La domanda sorge spontanea: “ma ci fanno o ci sono?”.

La vera vergogna è che per sopperire alle carenze endemiche gli uffici giudiziari accolgono: precari in cassa integrazione, pensionati e volontari delle forze armate e dell’ordine, detenuti e extracomunitari a progetto, personale inviato dai vari ordini professionali e banche, in ultimo e qui si raggiunge il colmo, abbiamo anche una suora non vedente al centralino di un ufficio del Nord!

Molti di costoro operano gratis, altri pagati da enti con evidente conflitto di interessi, altri remunerati con un buono pasto al giorno.

Insomma un vero e proprio sfruttamento indegno di un Paese civile il quale dovrebbe garantire lavoro e giustizia: diritti costituzionalmente garantiti.

La USB P.I. – Giustizia da anni denuncia e propone soluzioni per risolvere i gravi ritardi della giustizia e migliorare le condizioni di lavoro.

Purtroppo un’Amministrazione cieca e sorda persevera in soluzioni tampone ed estemporanee piuttosto che occuparsi di un progetto complessivo di riforme.

Cambiare la Giustizia per trasformare e fare ripartire il Paese.

Con la USB si può