riqulificazione. Ancora una cambiale in bianco?
L’incontro del 23 gennaio u.s. aveva un altro punto all’ordine del giorno: informazioni sul DDL istitutivo dell’Ufficio per il Processo. Pensavamo scioccamente?, evidentemente si, di poter conoscere i contenuti del provvedimento e sapere finalmente quale futuro per la giustizia, per i lavoratori e per il cittadino. Purtroppo l’Amministrazione ci ha comunicato:
che ragioni di opportunità suggerivano di non divulgare il testo del disegno di legge sino alla sua presentazione al Parlamento e che ci sarebbe stato tempo, qualora verranno riscontrate delle non conformità, di apportare modifiche attraverso gli emendamenti;
che quasi sicuramente slitterà il termine per la formalizzazione in quanto, oltre all’inaugurazione dell’anno giudiziario, sussistono problemi di copertura finanziaria e sono ancora in corso trattative con il Tesoro e la Funzione Pubblica. Su queste dichiarazioni ci saremmo aspettati che le OO.SS., almeno quelle confederali, avessero gridato allo scandalo così come verosimilmente sarebbe accaduto poco meno di un anno fa se le stesse affermazioni le avesse fatto la precedente amministrazione. Invece il tutto è passato nel silenzio più assordante. Quello che ci ha sorpreso più di tutto è stata la flebile voce che ha dichiarato: “ah! meno male che si possono presentare gli emendamenti” voce levatasi da chi non avremmo mai sospettato, da chi in un recente passato ha alzato barricate sulla contrattazione quale strumento imprescindibile per le OO.SS.. In pratica i sottoscrittori del Protocollo d’intesa “hanno firmato una cambiale in bianco” in barba alle norme più elementari sulla contrattazione e con buona pace di coloro che la rivendicavano a gran voce. Del resto al governo amico ed agli amici presenti nel governo e nelle istituzioni non si può dire di no. Anche perché la vera partita si gioca altrove, i soldi del TFR e dei fondi pensioni fanno gola e per il Dio denaro vale la pena sacrificare qualche cosa: perché no i lavoratori.
La farsa poi è continuata, quasi tutte le sigle sindacali non appagate si sono sperticate nel suggerire modifiche e aggiustamenti sulla scorta di quanto emerso dalla lettera che il Sottosegretario Li Gotti aveva spedito alle sigle sindacali, beati loro che hanno capito qualcosa. Per noi della RdB P.I. il contenuto della lettera è risultato vacuo tanto quanto ci è apparso fumoso il protocollo. Forse però siamo un po’ tardi noi oppure, essendo fuori dalle logiche della concertazione non eravamo presenti nei luoghi dove, in realtà, si concludono gli accordi. Ricordate il C.I. del 5 aprile 2000? è stato confezionato nelle varie cene, non al tavolo delle trattative. Potrebbe allora essere stato un effetto dei fumi dell’alcool? Peccato che gli effetti devastanti bruciano ancora sulla pelle dei lavoratori.
E’ ai lavoratori che oggi ci rivolgiamo perché non dimentichino cosa sono stati questi 7 lunghi anni, cosa ha significato la flessibilità selvaggia e la frustrazione della mancata riqualificazione, come sono peggiorate le condizioni e i carichi di lavoro, quanto inutili siano state le richieste di ambienti in sicurezza e salubri, quanto inascoltate siano state le necessità familiari. Avere memoria di ciò significa vigilare sull’attività delle OO.SS. che firmano gli accordi in nome e per conto dei loro rappresentati, significare evitare che alcuni lascino sventolare la bandiera secondo dove soffia il vento.
Non è secondario sottolineare che questa riforma è figlia della stessa logica ispiratrice del memorandum d’intesa sul lavoro pubblico: una P.A. al servizio dell’impresa piuttosto che del cittadino, l’asservimento completo dei lavoratori.
Il prezzo che siamo chiamati a pagare questa volta è davvero troppo alto, c’è in gioco la nostra dignità e il nostro futuro di lavoratori.