ANCORA … SUI RICORSI PER PERDITA DI CHANCES
Preciso come un orologio svizzero ha fatto la sua ricomparsa il volantino, del solito Sindacato (o meglio definirlo ufficio legale?), in cui si invitano i lavoratori ad aderire al ricorso sulla perdita di chances da mancata riqualificazione.
Lo specchietto per le allodole è l’elencazioni di alcune decisioni di primo grado, per la verità poche, favorevoli al lavoratore; si omette, tuttavia, di enunciare le sentenze sfavorevoli in numero di gran lunga superiore. Inoltre l’unica sentenza di secondo grado, emessa dalla Corte di Appello di Torino, ha dato torto ai lavoratori riformando la sentenza del Tribunale di Torino che aveva condannato il Ministero a risarcire il danno per perdita di chances.
come al solito occorre fare chiarezza:
E’ bene ribadire che non vi è alcuna sentenza definitiva che sancisca in maniera chiara ed inequivocabile il diritto vantato dai lavoratori;
Per aderire ad un ricorso, per giunta seriale, non si dovrebbe obbligare il lavoratore ad iscriversi al sindacato promotore costringendolo a rimanere iscritto per tutta la procedura giudiziale pena, in caso di recesso, il pagamento delle spese legali; come riferito da alcuni lavoratori, in tanti si son visti recapitare la parcella dell’avvocato dopo aver disdetto l’adesione a quel sindacato.
Inoltre appare evidente:
Che il senso di impotenza e di frustrazione che serpeggia tra i lavoratori non può e non deve essere motivo per creare false aspettative;
Che il sindacato non può firmare le cose peggiori a danno dei lavoratori per poi sollecitarli a fare ricorso contro accordi che hanno condiviso ed avallato;
Che visti i tempi della giustizia, e l’obbligo di rimanere iscritti per tutta la durata della procedura, il ricorso ha un costo molto più elevato di quanto si creda;
Che, non essendo per nulla pacifico il diritto vantato, il rischio che il giudice condanni, in caso di soccombenza, al pagamento delle spese processuali è molto elevato; qualche collega ne ha già fatto le spese;
Che il consenso al sindacato si crea con i progetti e non con gli escamotage;
Che i lavoratori devono domandarsi e valutare se questa modalità racchiude da parte di chi la propone un vero interesse di tutela di diritti, oppure un meschino reclutamento per conseguire maggiori adesioni e, quindi, la maggiore rappresentatività nel comparto.
E’ bene sapere poi che questi signori, forti di quelle tessere, sono gli stessi che si siedono ai tavoli nazionali firmando le peggiori cose per i lavoratori, spacciandole per riformismo e modernità; incalzati dalle proteste dei colleghi, concludono che “di meglio non si poteva fare!”.
Il meglio per chi? Per i lavoratori o per loro?
La USB P.I. è convinta che nel Ministero della Giustizia è stato partorito, con la compiacenza di una minoranza sindacale, un vergognoso contratto integrativo che taglia pesantemente il salario accessorio e mortifica le aspettative di carriera e la professionalità dei lavoratori giudiziari.
Per contrastare questo pessimo contratto ed il suo ordinamento professionale, dopo aver promosso molteplici iniziative di lotta e di conflitto, la USB ha dato mandato ad alcuni studi professionali di fiducia di approntare le più idonee e necessarie azioni legali, riservando la proposizione delle cause solo nel caso di una reale probabilità di vittoria.
E’ chiaro che eventuali e possibili ricorsi promossi da questa O.S. saranno aperti a tutti i lavoratori iscritti, e non, al sindacato e con il minor esborso possibile.
Sostieni con forza e convinzione la USB P.I. insieme saremo più forti.