#GIUSTIZIA #PCT Processo Civile Telematico: la USB scrive al Ministro

In allegato la lettera che la USB giustizia ha inviato al Ministro, per l'avvio del processo civile telematico.

Questa O.S. è convinta, che il Processo Civile Telematico a regime e con il personale formato e i mezzi sufficienti sia una tappa irrinunciabile nel percorso di innovazione e modernizzazione della giustizia.

 

Ma ancora una volta, come per la riforma della geografia Giudiziaria, si arriva ad un appuntamento così importante, impreparati e con la consueta approssimazione che ha contraddistinto il Ministero della Giustizia negli ultimi anni.

Tutti i colleghi che ravvisassero criticità nei software, nelle disposizioni e nelle attrezzature sono pregati di segnalarcelo alla mail giustizia@usb.it

 

Roma -

Caro Ministro Orlando,

 

dal prossimo 30 giugno l’obbligatorietà del processo civile telematico cambierà radicalmente le procedure lavorative dei Tribunali del nostro Paese.

 

Questa O.S. è convinta, tanto quanto Lei, che il Processo Civile Telematico sia una tappa irrinunciabile nel percorso di innovazione e modernizzazione della giustizia civile: essenziale per la crescita del paese e per dare risposte rapide e concrete alle richieste dei cittadini.

 

Ancora una volta, però, si arriva ad un appuntamento così importante, impreparati e con la consueta approssimazione che ha contraddistinto il Ministero della Giustizia negli ultimi anni.

 

Il nostro massimo interesse è rivolto ai lavoratori degli uffici giudiziari, esclusi dal tavolo tecnico istituito presso il Ministero, e non presenti nella predisposizione dei protocolli locali tra Capi degli Uffici e Ordini degli Avvocati.

 

Come già avvenuto ed in perfetta continuità con i Suoi predecessori, il grande assente risulta essere chi, operando in prima linea, avrebbe potuto dare un contributo determinante nella risoluzione dei problemi e delle criticità: “coloro che non fanno notizia” definizione da Lei coniata nella prima ed unica riunione con le Organizzazioni Sindacali.

 

In quell’ incontro, avevamo ascoltato le sue parole capaci di dare un barlume di speranza a migliaia di lavoratori giudiziari ormai abbandonati, sempre più stanchi e demotivati, a causa anche di una campagna mediatica artatamente costruita in maniera trasversale dai governi succedutisi nel tempo, che li aveva additati al pubblico ludibrio quali fannulloni.

 

Non vogliamo essere “Gufi” eppure non possiamo non sottolineare che dopo tanti ritardi e soldi sprecati (circa un miliardo di euro negli ultimi 15 anni), l’obbligatorietà del processo civile telematico ha poche luci e ancora tante ombre.

 

Purtroppo non stiamo farneticando ma parliamo di fatti concreti in quanto, a meno di 4 giorni dall’entrata in vigore del Processo Civile Telematico, tantissimi lavoratori giudiziari non hanno fatto un minuto di formazione, mentre i pochi fortunati (sic!), al massimo hanno ricevuto 8 ore di formazione.

 

Di conseguenza e come al solito, la partita si gioca sulla buona volontà e disponibilità dei lavoratori, la cui età media vogliamo ricordarlo si aggira sui 55 anni. Secondo lei per quanto tempo ancora può reggere la situazione?

 

Non solo, nella stragrande maggioranza degli uffici giudiziari mancano PC di ultima generazione e strumenti utili e necessari a far decollare al meglio il Processo Civile Telematico quali scanner e monitor di grandi dimensioni.

 

E’ notorio che, a tutt’oggi, numerosi uffici sono privi del collegamento in fibra ottica e ancora si rilevano criticità rispetto ai servizi di rete: c’è una certa sistematicità nelle interruzioni durante le ore lavorative.

 

Molte sale server infra-distrettuali non hanno implementato politiche di business continuity e se accade un incidente in una di esse non è possibile ripristinare il servizio in tempi brevi.

 

Basti pensare al Tribunale civile di Roma i cui vari edifici dal mese di febbraio, causa caduta di un albero, sono collegati con un sistema wi-fi a ripetitori installati sui tetti, con tutte le conseguenze immaginabili. Per non parlare poi di un’idonea soluzione di Disaster Recovery.

 

Inoltre, il buon senso avrebbe voluto, data l’importanza dell’innovazione tecnologica, che si effettuasse una simulazione per verificare l’impatto che a regime il Processo Civile Telematico avrà sui sistemi di rete.

 

Ci auguriamo che sia stato, almeno, predisposto un supporto tecnico adeguato numericamente, qualificato e in grado di intervenire tempestivamente all’interno degli uffici, nonché un servizio di help desk di consulenza.

 

Abbiamo già avuto modo di sottolineare la gravità della mancata formazione, ma quel che è peggio ancora oggi non si hanno notizie di circolari o regolamenti utili al personale per lavorare al meglio e con consapevolezza.

 

Sappiamo però di una Sua missiva inviata ai componenti del tavolo tecnico nella quale, tra l’altro, Lei sollecita l’adozione di protocolli locali tra capi degli uffici ed avvocati, questo significa che, ancora una volta, gli uffici giudiziari lavoreranno con prassi e modalità diverse salvo poi fare tesoro delle realtà più virtuose.

 

Sarebbe stato tutto più semplice se qualcuno in tempo utile avesse fornito circolari interpretative ed attuative alle cancellerie, uniformi su tutto il territorio, non lasciando agli uffici la possibilità di ricorrere a diverse soluzioni interpretative e permettere a tutti lo stesso virtuosismo.

 

Dulcis in fundo apprendiamo, sempre dalla Sua lettera, che in questa fase il processo telematico sarà accompagnato da materiale cartaceo, c.d. copie di cortesia, che appesantiranno il lavoro delle cancellerie con buona pace della semplificazione ed efficienza del servizio, almeno per il momento.

 

Ci vuole coraggio, inoltre, a chiedere al personale giudiziario spirito di collaborazione dopo averlo escluso, scientemente, dal confronto, dalla formazione e dall’informazione.

 

Caro Ministro siccome, però, di spirito collaborativo negli anni ne abbiamo dimostrato tanto, ora sta a Lei dare prova di collaborazione facendo seguire alle parole i fatti. Inserisca nella prossima riforma della giustizia, così come da USB suggerito nella proposta di riorganizzazione, il riconoscimento della professionalità acquisita dai lavoratori giudiziari negli anni e dia loro la giusta e meritata progressione di carriera. Ciò sarebbe, sicuramente, un segnale positivo.

 

Per proseguire poi sulla strada del rinnovamento è necessario assumere giovani per permettere quel ricambio generazionale di cui la Giustizia ha tanto bisogno.

 

Questo dovrebbe avvenire in tempi brevi onde evitare la dispersione di quel grandissimo patrimonio di professionalità acquisito negli anni dal personale giudiziario e che sarebbe utile e necessario trasmettere ai giovani.

 

A tal proposito Ministro, siccome si fa un gran parlare della mobilità da altre amministrazioni, è indispensabile sottolineare che il servizio Giustizia ha bisogno di personale qualificato e professionalmente preparato. E’ inconcepibile confidare che qualsiasi dipendente pubblico privo di una, seppur minima competenza specifica, arrivi negli Uffici Giudiziari e possa svolgere un lavoro così delicato senza conoscere la procedura civile e penale. Potrebbe addirittura capitare che alcuni di essi si trovino nelle condizioni di organizzare e dirigere persone e servizi senza averne la minima cognizione.

 

Se tutto questo, poi, lo contestualizziamo all’interno del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria ove il senso di frustrazioni e demotivazione, causato dalla mancata progressione di carriera, è molto alto si renda conto che questo potrebbe provocare un innesco esplosivo.

 

Caro Ministro alla luce delle cose che Le stiamo dicendo faccia quanto sta nelle Sue possibilità per dare un segnale di distensione al personale giudiziario ma anche di coerenza con quanto da Lei affermato nella famosa riunione.

 

La USB P.I., pertanto, Le rinnova la richiesta di incontro urgente ed in attesa di un sollecito riscontro porge cordiali saluti.