I LAVORATORI DEL TRIBUNALE SORVEGLIANZA DI ROMA DICONO BASTA E… PROTESTANO

Dal 7 al 9 giugno 2010 i lavoratori del Tribunale di Sorveglianza di Roma si riuniranno in assemblea e parteciperanno al presidio sindacale organizzato dalla RdB P.I. – USB sul piazzale antistante l’ingresso del Palazzo di Giustizia di Via Triboniano per protestare contro le gravi carenze di personale ed il progressivo aumento dei carichi di lavoro.

 

A fronte di una pianta organica già ridotta “per legge” a 75 unità lavorative, i dipendenti effettivamente in servizio sono soltanto 65 di cui alcuni temporaneamente (e inspiegabilmente) applicati ad altro ufficio giudiziario.

 

Come se ciò non bastasse il personale superstite si è visto attribuire già da qualche mese, con la solita leggina a costo zero, la competenza esclusiva a livello nazionale sulla trattazione dei reclami previsti dall’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, con un aggravio di lavoro sulla materia del 600%.

 

Ma non è ancora finita perché presso la Commissione Giustizia della Camera è in discussione il Ddl Carceri che potrebbe, tra l’altro, consentire a tutti i detenuti cd. definitivi (condannati con sentenza irrevocabile) di scontare l’ultimo anno di pena in regime di detenzione domiciliare; la concessione del beneficio non sarà automatica bensì soggetta alla valutazione del magistrato di sorveglianza competente per territorio (di detenzione).

 

Dai primi sondaggi sembrerebbe che la norma interesserà circa un terzo dei detenuti con conseguente afflusso agli uffici di sorveglianza di alcune decine di migliaia di richieste di scarcerazione da protocollare, registrare, fascicolare, istruire e “preparare” per la definitiva decisione del magistrato di sorveglianza.

 

Tutto ciò non potrà che decretare l’affossamento degli Uffici interessati.

 

Nel frattempo il Governo vara la manovra correttiva dei conti pubblici che colpisce duramente tutti i cittadini meno abbienti: i lavoratori pubblici subiranno il congelamento dei contratti e degli adeguamenti salariali per tre anni dal 2011, il blocco del turn over con la conseguente perdita di 400.000 posti di lavoro, la chiusura delle finestre di uscita per le pensioni, lo slittamento del pagamento della liquidazione, ecc.

 

Questi sono i motivi per cui anche i lavoratori del Tribunale di Sorveglianza di Roma hanno deciso di non abbassare la guardia e protestare per la difesa dei propri diritti e per la tutela della propria dignità professionale, perché siano messi in condizione, anche attraverso l’adozione di nuove e diverse misure organizzative, di garantire un migliore servizio alla cittadinanza.