Inaugurazione dell'anno giudiziario: l'italia come il Gabon

Roma -

 

L'inaugurazione dell'anno giudiziario, venerdì in Cassazione e sabato nelle Corti d'Appello è stato un rituale mesto; come al solito si sono enunciati i problemi, è stato lanciato l'allarme sulla scarsità delle risorse, però poi come si suole dire: “passata la festa, gabbato il Santo”.

La R.d.B. P.I. denuncia da anni il collasso del sistema giustizia, stretto tra i tagli e le riforme legislative, i blocchi del turn over e delle assunzioni e mai una volta che si sia affrontato il problema con una visione di insieme. Quindi nessuno stupore se nel rapporto sull'efficienza dei sistemi giudiziari, della Banca Mondiale, l'Italia si colloca al 156° posto su 180, dopo il Gabon e sorpassando di poco lo Sri Lanka e il Bangladesh.

 

Sotto le macerie della giustizia sopravvivono i lavoratori giudiziari, sempre più soli, denigrati dal governo e fatti oggetto di dileggio dai giornali.

Eppure i lavoratori giudiziari quando entrano in ufficio sanno che la giornata sarà un inferno, che dovranno affrontare mille discussioni, cavilli macchinosi, ritualità che fanno parte della preistoria, carichi di lavoro che aumentano sempre più e che mettono a rischio la salute psico-fisica; quando poi torneranno a casa, col magro stipendio che si ritrovano, dovranno fare i conti con il carovita imperante.

Sopra le macerie della giustizia vive, invece l'apparato tecnico-politico, che non fa nulla per rimuoverle, anzi scientemente affossa il servizio, basta solo leggere la proposta di nuovo ordinamento professionale, parte integrante della proposta di contratto integrativo, sottoscritta dalla CISL e dall'UNSA SAG, per comprendere che alla fine della fiera nelle cancellerie non ci si capirà più nulla.

A tutto ciò si aggiunge l'immobilismo dell'Amministrazione: la procedura di svolgimento degli interpelli è durata tempo immemore, ne è stata bandita la successiva, in barba all'accordo sulla mobilità; per ottenere i benefici dovuti alla L. 104 occorre aspettare mesi; i risparmi dovuti alla mancata trasformazione dei rapporti di lavoro a tempo parziale, potrebbero immediatamente consentire l'assunzione di qualche decina di unità di nuovo personale.

 

Il popolo degli invisibili, in queste settimane ha affollato le assemblee che si sono svolte negli uffici di tutta Italia, è stato informato sulle ricadute negative che avrà il nuovo contratto integrativo, se passasse, sull'organizzazione del lavoro e sulla finta riqualificazione finanziata con i soldi dei lavoratori stessi.

 

Mai come questa volta i lavoratori sono compatti e hanno compreso che processo breve e Contratto Integrativo, sono tasselli che portano alla paralisi della giustizia e con i nuovi organismi conciliazione il passo verso la privatizzazione, quello si, sarà breve.