Lettera al Ministro CANCELLIERI sulla Mobilità ESTERNA
In Allegato la Lettera che la USB ha inviato al Ministro Cancellieri sulla questione della Mobilità ESTERNA.
Al Ministro della Giustizia
ROMA
Ministro,
la USB P.I. – Giustizia, apprende dagli organi di stampa della Sua intenzione di ricorrere alla mobilità esterna per risolvere la grave carenza di personale degli Uffici Giudiziari ormai al collasso.
E’ necessario che prima di compiere qualsiasi passo in quella direzione Lei abbia chiaro il quadro della situazione dell’organizzazione giudiziaria.
Nella nostra amministrazione ci sono centinaia di persone che da anni, anzi decenni, ambiscono a tornare nei luoghi di origine per ricongiungersi alle proprie famiglie. Inoltre, non è raro che i figli vivano lontani da uno dei genitori per motivi economici o perché non ci sono appoggi di altri membri della famiglia cui affidarli durante le ore di lavoro.
In tutti questi anni si è continuato a fare una politica, legittima e necessaria, di stabilizzazione di quel personale, che per un motivo o per l’altro, lavorava all’interno degli uffici giudiziari; il problema è quello che non si è voluto volgere uno sguardo verso le realtà interne, che reclamavano a gran voce la possibilità di partecipare ad un interpello per la mobilità dove tutti fossero messi sullo stesso piano.
Chi Le scrive da sempre porta avanti battaglie contro la precarizzazione e la flessibilità del lavoro, senza però mai perdere di vista i diritti dell’uno e dell’altro, questo per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco.
In data 9 maggio 2013, questa O.S. Le aveva scritto per chiederLe un incontro e poter finalmente sottoporLe tutte le problematiche che interessano il settore: chi meglio degli stessi lavoratori, i quali vivono quotidianamente sulla propria pelle tutte le contraddizioni del servizio giustizia, potrebbe illustrargliele?
Purtroppo negli ultimi anni i vertici del nostro Ministero sono stati ciechi e sordi a qualsiasi grido di dolore delle lavoratrici e dei lavoratori, anzi hanno cordialmente ignorato le istanze della base, distruggendo le già precarie relazioni sindacali e firmando accordi, raggiunti in altri luoghi, con la minoranza delle OO.SS. compiacenti.
Non di rado abbiamo assistito a riunioni in cui i vertici apparivano quasi infastiditi dal confronto sindacale, relegandolo ad una inutile perdita di tempo.
In questo clima di tensione dove i diritti dei dipendenti della giustizia sono stati sistematicamente calpestati, ci auguriamo che la Sua nomina sia foriera di un’inversione di rotta sia sul piano del ripristino delle corrette relazioni sindacali che della pari dignità tra le Organizzazioni Sindacali.
Pertanto, Ministro, abbiamo bisogno di rappresentarLe le condizioni in cui sono costretti ad operare le lavoratrici ed i lavoratori, nonché tutte le problematiche che le/i riguardano.
Non ultimo tutti i sacrifici e le rinunce sul piano familiare che saranno costretti ad affrontare i dipendenti interessati dalla revisione della geografia giudiziaria, a costoro i vertici dell’amministrazione hanno prestato poco ascolto ed attenzione.
A tal proposito apprendiamo, sempre dai quotidiani, che c’è una volontà politica di prorogare di un anno l’accorpamento degli uffici giudiziari e la Sua contrarietà a tale ipotesi, pur dichiarandosi disponibile a monitorare nei due anni successivi la questione per apportare successivamente i necessari correttivi.
Bene Ministro, per noi la revisione della geografia giudiziaria è un déjà vu.
Possiamo sicuramente affermare che i provvedimenti, emanati negli ultimi 20 anni in cui si sono “costruiti e demoliti Uffici giudiziari con una certa nonchalance”, sono poi approdati ad un fallimento. Questo dovrebbe indurre, chi ha la responsabilità della cosa pubblica, ad un’attenta riflessione, poiché se la motivazione è quella del risparmio e dell’efficienza, la storia ci ha insegnato che fino ad oggi l’obiettivo è stato mancato.
In questo momento, inoltre, è necessario incidere sulla riduzione dei tempi della giustizia, intervenire sulla depenalizzazione dei reati minori, agire in maniera coraggiosa e profonda, attraverso il riesame del diritto sostanziale, per andare nella direzione di un diritto penale minimo.
Solo in questo modo si potrebbe risolvere definitivamente il “problema della lentezza della giustizia” evitando di scaricare sul processo tutte le contraddizioni di cui soffre il nostro Paese.
La USB P.I.- Giustizia, Le rinnova la richiesta di incontro, così come già avvenuto per il DAP, per meglio illustrare quanto sopra argomentato.
In attesa di un sollecito riscontro Le porgiamo cordiali saluti.