Lettera al Ministro Della Giustizia, On. Clemente Mastella (richiesta d'incontro)
La scrivente O.S. in seguito alla recente inchiesta giornalistica, che ha evidenziato i gravi mali che affliggono la Giustizia, individuando nel Tribunale di Roma la punta dell’iceberg rispetto a ciò che la RdB P.I. denuncia ormai da 10 anni a questa parte, ha indetto un’assemblea molto partecipata dai lavoratori.
Nel corso del dibattito i lavoratori hanno manifestato la loro indignazione per la campagna mediatica in atto che offre una visione parziale e strumentale delle problematiche che hanno portato a questa gravissima situazione che fa parte, evidentemente, del progetto di destrutturazione e smantellamento della Pubblica Amministrazione.
L’inchiesta del giornale “La Repubblica” non ha apportato, quindi, nessun elemento di novità rispetto a quanto da questa O.S. denunciato: le contro-inaugurazioni dell’anno giudiziario, le iniziative di protesta, gli scioperi, il Libro Bianco sui Mali della Giustizia unitamente a tutti i documenti e comunicati prodotti dovevano servire a forare il muro del silenzio e sollecitare un intervento immediato delle istituzioni ma non hanno trovato riscontro alcuno e la situazione, che ha assunto proporzioni drammatiche, è ora sotto gli occhi di tutti.
E’ innegabile che, a questo punto, le note e croniche carenze di personale; la inadeguatezza dei mezzi e delle strutture; la insufficienza e l’inidoneità degli strumenti; le difficoltà quotidiane in cui si è costretti ad operare rendono, ormai, impossibile fornire un adeguato servizio giustizia al cittadino.
Le ispezioni annunciate attraverso i mezzi di stampa non spaventano i lavoratori anche se da parte di un Ministro, perfettamente a conoscenza della realtà, la risposta doveva essere l’impegno a reperire subito risorse e mezzi da destinare al recupero dell’efficienza ed efficacia dei servizi.
Non è ammissibile, infatti, che lei consenta che i dipendenti degli uffici e delle cancellerie siano il capro espiatorio di una crisi incancrenita.
E’ augurabile Ministro che la sua risposta non sia di avallo alla campagna di criminalizzazione del pubblico dipendente additato da più parti come “fannullone” ma, sicuramente, ha contribuito, nelle condizioni date, ad aumentare la demotivazione e la sfiducia del personale.
Non sono più riproponibili (come è sempre avvenuto negli anni) altre riforme a costo zero e le scelte organizzative vanno ragionate e condivise.
Questa realtà dovrebbe indurre tutti ad una seria riflessione sulla Giustizia. E’ necessario porre al centro del dibattito l’unico vero destinatario del servizio: il cittadino.
E’ fondamentale trovare soluzioni che rendano operativo l’art. 111 della costituzione: Giusto processo e sua ragionevole durata, incidendo sulla depenalizzazione, sulla semplificazione delle procedure sugli aspetti burocratici.
Occorre coinvolgere tutti gli operatori e chiamare tutti alle proprie responsabilità ma l’urgenza è anche di risolvere, finalmente, le annose questioni che riguardano il personale che si è sacrificato, nell’abbandono delle istituzioni, al di sopra delle proprie possibilità.
Non sono più sopportabili gli aumenti dei carichi di lavoro, il blocco del turn over i tagli alle piante organiche così come è insopportabile la negazione di qualsiasi sviluppo professionale ed economico.
E non sarà nemmeno“l’Ufficio per il Processo” la soluzione del problema perché con l’ennesima riforma “a costo zero”, si sarà fatta una semplice operazione di passaggio di funzioni, competenze e responsabilità a danno del bisogno di Giustizia del nostro paese.
La RdB P.I. proprio per la profonda conoscenza e vicinanza dei lavoratori degli uffici giudiziari è in grado di dare un contributo indispensabile per la ricerca di soluzioni che, contemperando le esigenze dell’Amministrazione con quelle dei lavoratori, impediscano il lento e inesorabile dissolvimento della Giustizia.
Questa O.S., pertanto, attende un incontro urgente porgendole cordiali saluti.
Roma, 5 febbraio 2007
p/RdB Pubblico Impiego
Giuseppa Todisco