ROMA 14 Marzo

Roma -

Oltre 1000 lavoratori hanno partecipato all’iniziativa promossa dalla RdB P.I. a sostegno della vertenza Giustizia il 14 marzo a Roma sotto la sede ONU.

La manifestazione, festosa, rumorosa e colorata terminata con un lungo girotondo, ha inteso porre all’attenzione del prossimo Governo, a prescindere dai colori politici, che i mali da cui è afflitta la Giustizia e, per essi i lavoratori ed i cittadini, devono trovare pronta soluzione. In allegato nei file zippati tutte le foto della manifestazione.

All’iniziativa sono intervenuti i  lavoratori di tutti gli Uffici Giudiziari e Centrali nessuno escluso.

La massiccia partecipazione è stato un segnale chiaro ed inequivocabile per coloro che si candidano a governare nonché per tutti i sindacati: i lavoratori chiedono fatti e non più parole e non sono disposti a tollerare oltre la situazione di emergenza nella quale sono costretti ad operare.

La RdB P.I. in continuità con le predette iniziative e su sollecitazione di tantissimi lavoratori determinati a trasformare la loro rassegnazione in rabbia, la loro rabbia in forza, la loro forza in lotta, ha deciso di lanciare la giornata del lavoratore Giudiziario che culminerà con una grande manifestazione a Roma di sabato subito dopo l’insediamento del nuovo Governo.

Scopo della manifestazione sarà rendere chiaro a tutti che questa volta i lavoratori si batteranno affinché l’emergenza Giustizia, da tutti riconosciuta, non diventi irrimediabilmente cronica così come è successo per i rifiuti a Napoli.

La RdB P.I.  rende noto che porrà come elemento prioritario per l’apertura del nuovo C.I. il passaggio di livello economico e giuridico per tutti i lavoratori della Giustizia, al fine di sanare, finalmente, la cronica  ingiustizia della mancata riqualificazione.

Questo per evitare che i lavoratori della Giustizia cadano nel tranello celato dal nuovo CCNL il quale non prevede passaggi giuridici, all’interno delle aree,  ma solo economici. Sarebbe gravemente oltraggioso che al danno si aggiungesse anche la beffa.