Roma: Quel Tribunale andrebbe chiuso …

Quel Tribunale andrebbe chiuso … ma non possiamo bloccare il piu' grande ufficio giudiziario d'Europa

A pronunciare questa frase è, sul quotidiano la Repubblica, il Garante della Privacy nella sua relazione sull’ispezione svolta lo scorso anno al Tribunale Civile di Roma.

 

L’ispezione partì a seguito di un’inchiesta pubblicata da un giornalista dello stesso quotidiano, il quale girando negli uffici romani, si accorse che i fascicoli erano abbandonati nei corridoi, le carte processuali non erano custodite e di conseguenza la privacy dei cittadini non veniva tutelata: insomma fu fatta la cosiddetta scoperta dell’acqua calda!

 

Nulla invece fu detto della mancanza di armadi e di spazi e della cronica carenza di personale giudiziario. Fu come se la colpa degli armadi sistemati nei corridoi e delle aule di udienza troppo piene fosse colpa dei lavoratori: era partita la campagna mediatica contro i dipendenti pubblici.

 

La Rdb Giustizia da anni segnala questo sfacelo negli uffici: mancano gli armadi, le cancellerie sono al limite della sopravvivenza spesso senza alcun rispetto delle leggi sulla sicurezza (proprio la scorsa settimana sono crollati i contro soffitti di alcune stanze della sezione fallimentare di Roma); gli archivi collassano su se stessi ed è vietato trasmettergli i procedimenti definiti ma è consentito ammassarli in ogni anfratto dell’ufficio. Manca la carta, i computer sono obsoleti, le stampanti ferme per mancanza di toner (di questo dobbiamo ringraziare chi fa gli approvvigionamenti che compra per pochi spiccioli le stampanti mentre i toner costano più delle stesse!).

 

La verità è venuta fuori: la colpa non è dei lavoratori ma dell’Amministrazione che non ha provveduto ad adeguare gli uffici così come la legge impone e certamente non si provvederà visto i tagli finanziari che si prospettano, e la riduzione delle dotazioni organiche.

 

La RdB P.I. ha detto basta già da tempo ed invita ancora una volta tutti i lavoratori ad attenersi scrupolosamente alle norme che regolano la privacy e la custodia dei fascicoli, con particolare riferimento ai procedimenti civili il cui esame delle carte processuali deve essereconsentito esclusivamente alle parti ed ai loro difensori muniti di procura (art. 76 disp. att. c.p.d., sotto la vigilanza del cancelliere.

 

Il Ministro in tutto questo non ha proferito parola, non ha ottemperato alle disposizioni del Garante, né ha risposto alle nostre richieste di incontro.

Anche per questo aderiamo tutti:

 

Venerdì 5 dicembre sciopero nazionale della Giustizia

con manifestazione a Piazza S. Marco.