Protocollo di intesa per la realizzazione di programmi di innovazioni digitale tra il ministero della Giustizia e il Ministero dell'Innovazione.

Roma -

La firma del protocollo d’intesa tra i ministeri della Giustizia e dell’Innovazione, avvenuta il 28 novembre u.s. costituisce di certo una nota positiva perché identifica l’informatica, così come già successo in passato, quale volano per restituire efficienza ed efficacia al servizio giustizia.

Le strategie e le soluzioni enunciate nel protocollo all’articolo 1:

- “miglioramento dell’efficienza degli uffici giudiziari”

- riduzione dei “costi di funzionamento”

- rendere “omogenee le modalità di interazione con gli utenti sul territorio nazionale”

rappresentano solo la vetrina perché i fatti sostengono altro.

La realtà invece ci dice che la condizione dei lavoratori e degli utenti, paragonata ai mezzi e gli strumenti informatici, è anni luce lontana rispetto al protocollo di intesa.

Questi al momento ci appare solo un bel depliant pubblicitario così come quello utilizzato dalle società assicurative americane che sono poi andate in Bancarotta.

E quanto da noi affermato è suffragato proprio dal sito della funzione pubblica da cui apprendiamo, senza sorprenderci troppo, che lo stato di avanzamento del progetto e-gov 2012 circa la “Trasmissione telematica delle notifiche e delle comunicazioni giudiziarie” è al 6% quindi raggiunge una percentuale irrisoria delle sedi giudiziarie; ma cosa ancora più grave si legge che “ le altre attivazioni, per problemi di budget, devono essere spostate al 30/6/2009”.

Quindi i tanto sbandierati processo e notifica telematica, fermi al palo, non sono altro che la riproposizione di propaganda politica in cui si sono esercitati tutti i governi succedutisi negli ultimi 20 anni.

Numerosi sono i capi degli uffici che oramai apertamente protestano sui tagli all’informatica, tagli che tra l’altro hanno provocato il licenziamento del personale delle ditte esterne ex ATU ora SPC per sostituirlo con altro i cui contratti risultano meno onerosi per le ditte appaltatrici.

 

 

 

Che poi questo personale licenziato prestasse servizio presso sedi giudiziarie quali la Calabria, la Campania e la Sardegna, divenendo per anni punto di riferimento dei magistrati e personale amministrativo, sembra sia un problema che non interessa nessuno.

Peccato che i dati sensibili in possesso dell’Amministrazione Giudiziaria dovrebbero suggerire estrema cautela così come evidenziato in varie interrogazioni parlamentari.

L’organico, poi, degli esperti informatici interno è assolutamente insufficiente a far fronte alle reali esigenze di una complessa Amministrazione come quella della Giustizia.

I problemi organizzativi sono aggravati dalla penuria delle apparecchiature (PC, stampanti) ormai obsolete e, per questo esposte a maggiori rischi di attacco di virus informatici.

Il quadro desolante della situazione in cui versa il servizio Giustizia diventa disastroso se si fotografano le condizioni indecenti in cui i lavoratori sono costretti giornalmente ad operare.

Lo stesso Direttore generale dei Sistemi Informativi, dimessosi recentemente, in una lettera di commiato ai lavoratori, faceva notare come i finanziamenti attuali così come nel passato sono inadeguati alle necessità.

Qualora, anche noi, disponessimo della facoltà di assegnare le faccette per esprimere la nostra soddisfazione sul vostro operato l’unico colore che potremmo assegnarvi è quello rosso, certi di esprimere il sentimento di completa insoddisfazione degli utenti e dei lavoratori della Giustizia.

Se il vostro vero interesse è quello di restituire alla giustizia italiana la funzione primaria che la costituzione le affida, riteniamo sia giunto il momento di invertire la tendenza e ad annunci roboanti, che occupano giornali e televisioni per giorni, debbano seguire i fatti.

A tal proposito chiediamo un incontro urgente sia per illustrare le difficoltà quotidiane in cui si dibattono i lavoratori nonchè lo spettacolo deprimente cui assistono i cittadini, sia per suggerire soluzioni al fine di contrastare l’inesorabile dissolversi della Giustizia.

Si resta in attesa di un cortese e sollecito riscontro e si coglie l’occasione per porgere cordiali saluti.