MINISTRO, SE CI SEI BATTI UN COLPO !!

Sono ormai 5 mesi che l’Avv. Angelino Alfano si è insediato al Ministero della Giustizia ma di lui nessuna traccia.

Lo si vede spesso in televisione e molto si legge di lui sui quotidiani, ma... per i sindacati e i lavoratori è ancora uno sconosciuto.

Sappiamo che in qualche incontro ufficiale (a parole) ha citato il personale giudiziario fino a rammaricarsi della sua mancata progressione di carriera salvo poi che, (con i fatti) da primo della classe, ha proceduto al taglio del 10 % delle dotazioni organiche. Questo in applicazione del DDL 112/08 azzerando matematicamente ogni speranza di riqualificazione.

Sempre attraverso i mass media sappiamo che si appresta a mettere mano alla riforma della Giustizia e, per quanto si possa intuire, sembra più una resa dei conti con il potere giudiziario che un vero e proprio interesse ad offrire al cittadino comune un servizio celere ed efficace.

In ogni caso, nulla viene riconosciuto al popolo dei lavoratori invisibili.

Forse il Ministro non sa, anche se prima di assumere l’incarico faceva l’avvocato, che negli uffici giudiziari il personale amministrativo molto spesso svolge una parte del lavoro dei magistrati specialmente nelle cancellerie dove il ruolo di questi è marginale: vedi sezioni fallimentari, esecuzione mobiliare e immobiliare, volontaria giurisdizione, recupero crediti erariali, esecuzioni penali ecc.. Ma non è solo in questi uffici che il personale amministrativo si sostituisce al magistrato, gli esempi potrebbero essere tanti ma ci si ferma qui.

Eppure nessun riconoscimento, né morale né materiale, viene dato a questi c.d. “fannulloni!”.

E’ ora che questa verità venga fuori e che qualcuno si faccia responsabilmente carico del problema.

Ministro, per fare una buona riforma della Giustizia occorre che il Governo sia veramente dalla parte del cittadino comune e non solo delle imprese e dei poteri forti. Questo significa dialogare quotidianamente con coloro che vivono la realtà degli uffici giudiziari, che lavorando in trincea sono a diretto contatto con il cittadino assorbendone il malcontento fino a diventare vittime, sicuramente non carnefici, della loro rabbia e della loro impotenza.

Il Governo con i suoi potenti mezzi di comunicazione, attraverso il Ministro Brunetta, ha lavorato di fino sull’opinione pubblica con le storielle e “le vignette” sul dipendente fannullone; peccato che i mass media divulghino le informazioni solo e sempre “a senso unico” senza mai dare voce ai lavoratori che ne avrebbero delle belle da raccontare.

Probabilmente negli uffici pubblici, come nelle aziende private, nelle libere professioni, tra gli artigiani e finanche tra i parlamentari, esistono i fannulloni; sono tuttavia una netta minoranza, un male fisiologico del mondo del lavoro e della nostra società.

Provocatoriamente potremmo dire: licenziate pure i fannulloni, ma subito dopo parliamo seriamente di come far funzionare la pubblica amministrazione e nel nostro caso la Giustizia.

Noi vorremmo che si parlasse non solo di far nascere un’impresa in un giorno, ma anche del diritto del cittadino ad avere: una tac in un giorno, un servizio giustizia celere e uguale per tutti, una scuola a misura dei bimbi e dei giovani capace di formarli umanamente, culturalmente e professionalmente, una vecchiaia con pensioni decorose.

Questo Ministro per noi significa essere al servizio del cittadino.

A questo punto Le chiediamo: è sufficiente licenziare i fannulloni per far funzionare la Giustizia? Noi crediamo di no, perchè il problema delle strutture e degli strumenti insufficienti, della mancata innovazione tecnologia, delle procedure civili e penali farraginose e dilatorie sicuramente non sono una responsabilità dei fannulloni o almeno di questi fannulloni.

Peccato che quelli ai quali noi ci riferiamo arrechino un danno enorme al Paese, scaricandone la responsabilità su altri…!

Ministro, noi vogliamo una giustizia che funzioni per tutti, se anche lei vuole questo siamo pronti a confrontarci e ad essere propositivi, attendiamo solo che Lei batta un colpo, perché i lavoratori ed i cittadini non ne possono più.